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PEMF : Terapia del Campo Elettro Magnetico

Ci sono numerose prove e documenti attestanti che da secoli, e in diversi luoghi della terra, fosse noto che alcuni materiali naturali posseggono proprietà magnetiche utili per la guarigione di specifici problemi di salute.  È difficile identificare l’esatto periodo in cui i medici dell’antica Grecia, Cina, Giappone e Europa scoprirono queste possibilità curative.

Storicamente, è possibile risalire sino allo Huangdi Neijing  o “Canone di Medicina Interna dell’Imperatore Giallo” del terzo secolo prima di Cristo, dove già sono spiegate alcune di tali proprietà terapeutiche. Da allora si è creata una imponente mole di letteratura scientifica e documentale che, seppur lungi dall’esser esaustiva, dimostra che campi elettromagnetici possono modulare funzioni molecolari, cellulari e tissutali in modo fisiologico e clinicamente significativo.  Risale al 1974 la prima certificazione formale medica e moderna che campi elettromagnetici specifici sono in grado di supportare processi di cura che vanno dalla riparazione delle fratture osse al sollievo dal dolore.

 

Dal 1974, anno in cui C.A.L. Bassett, con l’ausilio di campi magnetici, riuscii per la prima volta a guarire una frattura ossea che cronicamente non si consolidava, le indicazioni all’uso della terapia elettromagnetica sono state estese a molte altre patologie in campo ortopedico.  Da allora i loro meccanismi e le modalità di azione sulla membrana cellulare, sulle strutture subcellulari ed anche a livello dei geni, sono stati studiati con attenzione. L’attivazione del metabolismo del Calcio e la migliore ossigenazione tissutale diventano determinanti perché, sommandosi agli effetti prodotti dalle microcorrenti indotte dal campo magnetico, consentono la formazione di un callo osseo di qualità migliore, rispetto a quello della riparazione spontanea, ed in tempi sensibilmente più brevi.

Dal punto di vista sperimentale è infatti ormai accertato che le deboli correnti elettriche, indotte nell’osso dai PEMF, contribuiscono in modo sensibile ad una migliore formazione del callo riparativo. Ciò ha importanza, in particolar modo, in caso di pseudoartrosi, perché il tessuto connettivale che si interpone tra i due monconi ossei assume proprietà dielettriche, tali da impedire la normale conducibilità elettrica da un moncone all’altro, necessaria per consentire il passaggio di osteoni lungo l’asse diafisario.

In questo modo viene impedita la formazione del callo osseo riparativo. In un tale contesto l’azione svolta dai PEMF sarebbe quella di indurre nei due monconi un campo elettrico capace di superare la soglia di resistenza che viene opposta dal tessuto connettivale della pseudoartrosi. Autorevoli lavori eseguiti su un gran numero di pazienti con fratture con ritardata formazione di callo osseo e con pseudoartrosi, indicano elevate percentuali di successo (W. Kraus e coll., 1972; F. Lechner e coll., 1978; R. Ascherl e coll., 1985). Come si è detto, le fratture ossee rappresentano probabilmente l’indicazione elettiva per l’applicazione dei PEMF ed infatti non manca letteratura in questo senso, con risultati positivi che mediamente si attestano intorno al 70-80% dei soggetti trattati (ad esempio C.A.L. Bassett, 1979 e 1985; A. Satter Syed e coll., 1999; D.C. Fredericks e coll., 2000; S. Leisner e coll., 2002).  Anche le patologie della spalla possono risentire beneficamente dell’uso dei PEMF, come ben risulta da uno studio clinico effettuato in doppio cieco su pazienti con dolori alla spalla causati da una patologia infiammatoria della cuffia dei rotatori, resistente alla terapia farmacologica tradizionale (A. Binder e coll., 1984). Vi sono anche studi fatti su pazienti portatori di endo-protesi dolorose trattati con  terapia elettromagnetica. In questi casi si è ottenuto un successo terapeutico, con significativo miglioramento dei dolori e della mobilità, in più del 60% dei casi. (W. Kraus e coll., 1982).

A tuttora vi è discordanza di pareri su quali debbano essere i parametri su cui improntare il tipo di impulso, la forma dell’onda, l’intensità di emissione ed i tempi di durata di un’applicazione che sia ottimale in queste circostanze.  Ciononostante, l’efficacia che i PEMF dimostrano comunque di avere nelle affezioni di natura ortopedica li propone quale terapia coadiuvante elettiva, se non talora addirittura unica, per alcuni tipi di queste patologie. In tutti gli studi effettuati le percentuali di successo sono elevate, e talora si ottengono risultati che sono paragonabili a quelli ottenibili con i più specifici interventi chirurgici riparativi. Rispetto ad essi hanno però il vantaggio di non comportare particolari rischi, non rappresentano un evento che sottopone a stress l’organismo e costituiscono una forma di terapia più economica.

Allo stato attuale dell’arte, dunque, i principali settori di indicazione per la terapia elettromagnetica sono rappresentati dalle varie patologie di origine ortopedica e neuromuscolare. Tra queste: le fratture a ritardata guarigione, l’osteonecrosi parcellare, l’osteoporosi, l’osteocondrite dissecante, l’articolazione di Charcot, la pseudoartrosi, il Morbo di Sudeck, la tendinite cronica refrattaria ad altri trattamenti e sicuramente molte altre patologie ancora.

Infine, sempre per quanto riguarda l’effetto esercitato dai PEMF sulla salvaguardia del tessuto osseo, va presa in considerazione la coesistenza di un’azione favorente la conservazione e la modulazione della funzione emopoietica a livello del midollo. Visto sotto l’aspetto del calcolo costi/benefici, l’uso dei campi elettromagnetici in ortopedia rappresenta una efficace ed economica integrazione delle terapie tradizionali.  Questo fatto si traduce, per il paziente, in una maggiore sicurezza e in un minore rischio legato a interventi chirurgici e, per la sanità pubblica, in un grande risparmio sui costi. Durante gli ultimi decenni dello sviluppo dei dispositivi classificati come magnetoterapia,  più di un milione di pazienti sono stati trattati in tutto il mondo per problemi di dolore, patologie muscoloscheletriche, ferite post-chirurgiche e traumatiche.

La stimolazione elettromagnetica ha così dimostrato di agire sulle proprietà fondamentali come i processi di riparazione ossea e rigenerazione nervosa, così come come nelle funzioni immunitarie ed endocrine,  ed è entrata formalmente nelle pratiche cliniche della moderna Medicina basata sull’evidenza.